Riflessioni e ... Il motore di ricerca cartaceo dell' 800' che ispirò gli inventori del web

I meriti, seppur postumi, vanno analizzati prima di essere celebrati perché il tempo rischia di mettere in ombra opere d'ingegno che risulterebbe maldestro supporre che ci siano passate accanto senza conseguenze ma vanno considerate come protagoniste di una "costruzione sociale". Opere figlie di pionieri d'ispirazione visionaria e futurista.

Penso che molti converranno con me che l'ottocento vittoriano, indicativamente, è il secolo più ricco di riferimenti storici che ci riconducono ai primi progetti e invenzioni per il calcolo automatico passando per le macchine di Charles Babbage (macchina alle differenze e quella analitica) e i lavori  elaborati in simbiosi da Ada Lovelace fino alla macchina alle differenze dello svedese George Scheutz che incarnò il concetto di macchina da calcolo oscurando ingiustamente la fama di Babbage al quale, invece, si devono tutti i principali studi riconducibili a questo progetto.


La prima macchina differenziale funzionante viene costruita 
dagli ingegneri svedesi Georg e Edvard Scheutz e si basa sui progetti di Babbage



La meritocrazia, verso gl'inventori e le loro invenzioni, in alcuni casi è stata applicata con criteri spesso confusi o poco dettagliatamente giustificati nella storia del calcolo automatico.
Basti pensare che la macchina dello svedese Scheutz ha trovato nel Regno Unito e nella Royal Society il suo principale canale pubblicitario e appoggio scientifico (brevettando e ordinandogli il primo modello), invece all'inglese Babbage chiusero finanziamenti e appoggi di qualsiasi tipo dopo che dedicò parte della sua vita a questo progetto avendolo "partorito".

Governo ingrato? non propriamente visto che a Babbage le possibilità e i finanziamenti vennero  inizialmente elargiti per quel progetto che portò avanti con difficoltà...ma gli Scheutz (padre e figlio) ci misero meno tempo, la perfezionarono, la conclusero realmente e costò al parlamento svedese un trentesimo rispetto ai finanziamenti che la corona inglese passò a Babbage in più occasioni.
Si sa, nessuno è profeta in patria e Babbage, nonostante rimase rancoroso per tutta la vita con il governo inglese per non aver realmente compreso l'importanza dei suoi lavori, si adoperò in prima persona per propagandare la macchina di Scheutz in Gran Bretagna e all'estero portandola a guadagnarsi la medaglia d'oro all' Expo di Parigi nel 1855.
Nessuna gelosia, niente competizione o rimorsi ma solo un'atteggiamento positivo da parte di un grande scienziato verso qualcuno che aveva plasmato nel concreto il suo progetto comprendendolo in ogni suo ingranaggio e routine di bronzo, ferro e acciaio portandola a termine.
Nei decenni successivi furono progettate altre due macchine alle differenze, una da Martin Wiberg (svedese come Scheutz) e una dall'americano George B. Grant.



Martin Wiberg produce una nuova versione della macchina differenziale, 
intesa per scrivere tassi di interesse (1860) e tavole logaritmiche (1875)


Ricostruzioni, perfezionamenti, riduzione delle dimensioni che permettevano di utilizzarle su di una scrivania...ma ognuno di questi successivi progetti non hanno impedito di dare a Charles Babbage il giusto riconoscimento postumo per i suoi servigi dati allo sviluppo di questa scienza confluita de facto (riletto in chiave tecnologica più avanzata) nel primo elaboratore elettromeccanico programmabile progettato da Konrad Zuse nel 1941 e nel progetto di Howard Haiken con il Mark I finanziato da IBM.
Ma questa è un'altra storia, lunga e complessa quanto affascinante...

Mi sono dilungato per far meglio comprendere che sul punto della meritocrazia postuma sembra che altri progetti più attuali e moderni debbano ancora essere chiariti.
In un ottocento dove sembra che solo Charles Dickens e Ada Lovelace appoggiavano le ragioni di Babbage si iniziano ad approfondire anche ipotesi fondate riguardo le vere origini dei motori di ricerca moderni o perlomeno sulla nascita del bisogno di indicizzare, catalogare e rendere disponibili vaste quantità di informazioni e dati per essere interrogati.
E' quello che fece il bibliografo e imprenditore belga Paul Otlet fondatore del Mundaneum, una sorta di “Palazzo Universale della Conoscenza”.
Un nome che potremmo tranquillamente accostare a quelli di Tim Berners-Lee, Sergej Michajlovič Brin e Larry Page per tracciare un'ipotetica linea temporale che ha pavimentato la strada che ci ha condotti al World Wide Web e l'onnipresente motore di ricerca Google.


Paul Marie Ghislain Otlet (Bruxelles, 23 agosto 1868 – Bruxelles, 10 dicembre 1944)
 fu, con Henri La Fontaine, il padre della Classificazione Decimale Universale (CDU)


Leggerete più avanti che “L’idea del world wide web germinò nella mente di Paul Otlet” e stiamo parlando di un pioniere e visionario nato a Bruxelles nel 1868 che per gestire tutto il sapere cartaceo fruibile in quell'immenso archivio iniziò a suddividerlo in “pacchetti” o singole schede che potessero essere facilmente richiamate o permettere riferimenti incrociati.
Ma non solo.......  insieme al dotto Henri La Fontaine sviluppò un sistema che rappresentava una sorta di “World Wide Web analogico” dei giorni nostri.



Bozze divulgative di Otlet dell'epoca che rappresentano il suo progetto visionario che ricorda 
l'attuale processo distribuito d'interrogazione, ricerca e risultati nello stile client-server


Vi ho citato già troppi passaggi che per un miglior approfondimento vi rimando alla lettura dell'articolo che trovai sul quotidiano La Repubblica e che conservo dal 2015.

Dalle pagine originali che vedete nelle foto successive ho trascritto l'intero articolo di Massimiano Bucchi apparso su La Repubblica di Mercoledì 7 Gennaio 2015.








Di seguito la trascrizione fedele dell'articolo cartaceo:


Il motore di ricerca cartaceo che ispirò gli inventori del web

QUALCUNO da qualche parte del mondo cerca informazioni su un certo argomento.
Invia la propria richiesta, questa viene elaborata e in risposta arrivano informazioni, documenti, immagini.
È una scena che oggi non ci stupisce più e che ogni istante coinvolge milioni di persone in tutto il mondo. Più stupefacente è che una scena molto simile nella sostanza, seppure su scala minore e con tecnologie ovviamente diverse, avvenisse già agli inizi del secolo scorso, molti decenni prima che facessero la loro comparsa i primi personal computer e perfino il primo microchip.
A renderla possibile era l'opera e la visione del bibliografo e imprenditore belga Paul Otlet, fondatore del Mundaneum, una sorta di "palazzo universale della conoscenza" che dopo varie vicissitudini ha oggi una nuova sede nella città belga di Mons.
Il Mundaneum riaprì al pubblico la parte espositiva nel 2015, anno in cui Mons venne annoverata tra le capitali europee della cultura.

Quello di Otlet è un nome oggi sconosciuto ai più, ma che all'epoca era frequente vedere vicino a quello di capi di stato e premi Nobel, e che studiosi e addetti ai lavori oggi considerano un pioniere dell'età dell'informazione e perfino un antesignano della rete contemporanea.
"L'idea del world wide web germinò nella mente di Paul Otlet", ha scritto l'informatico Robert Cailliau, che sviluppò il World Wide Web così come noi lo conosciamo insieme al collega Tim Berners-Lee agli inizi degli anni Novanta.

Otlet nacque a Bruxelles nel 1868. La famiglia lo indirizzò controvoglia verso lo studio del diritto e una carriera da avvocato. L'aspetto che lo interessava di più dell'ambito giuridico erano le bibliografie. In un saggio del 1892 osservò che i libri erano un sistema poco efficace di organizzare le informazioni, in quanto affidato all'arbitrio del singolo autore.
Meglio sarebbe stato suddividerle in "pacchetti" o singole schede che potessero essere facilmente richiamate o permettere riferimenti incrociati.
Con un altro laureato in legge, Henri La Fontaine, sviluppò un formato di scheda bibliografica che divenne lo standard internazionale e il sistema ancora oggi utilizzato di classificazione universale decimale, applicabile ad ogni tipo di documento e supporto (libri, video, oggetti) ed alle loro relazioni, che si rivelerà particolarmente adatto al trattamento meccanizzato ed informatizzato dei dati.
Negli anni successivi nacque il progetto di una "bibliografia universale".
I due iniziarono a raccogliere e classificare e sintetizzare i dati contenuti in documenti di ogni tipo: non solo libri ma foto, immagini, rapporti, articoli di giornale, manufatti. Fu avviato un servizio per fornire documentazione a pagamento.
Si poteva scrivere o inviare un telegramma e si riceveva il materiale pertinente, e perfino un avviso quando ad una richiesta potevano corrispondere "più di cinquanta risultati"; oggi questi avvisi li chiamiamo newsletter o alert.
Nel 1912 lo staff di Otlet gestiva già 1500 richieste all'anno; nel 1927 poteva contare su un archivio di oltre 15 milioni di documenti. Secondo il suo biografo Alex Wright, il sistema rappresentava una sorta di "World Wide Web analogico".

L'archivio trovò una sede fisica stabile nel Mundaneum, un centro di documentazione che aprì le proprie porte ufficialmente nel 1920, nel Palais du Cinquantenaire di Bruxelles. L'idea di un "palazzo universale della conoscenza" era strettamente legata alle idee politiche e all'impegno internazionalista e di Otlet e La Fontaine — quest'ultimo ricevette il premio Nobel per la pace nel 1913.
Il Mundaneum avrebbe dovuto essere al centro di un progetto più ampio di "città mondiale" con cui Bruxelles avrebbe ospitato il quartier generale della Società delle Nazioni.
Un'altra sede del Mundaneum, disegnata da Le Corbusier, era prevista a Ginevra. I progetti fallirono, ma Otlet continuò a sviluppare le proprie idee, il proprio sogno di una rete globale ("réseau mondial") in cui

"tutto sarà registrato a distanza nel momento in cui viene prodotto.
Da lontano, chiunque potrà leggere un testo in forma espansa o limitata. Così, chiunque dalla propria poltrona potrà contemplare qualunque creazione o le sue parti".

Nei suoi schizzi e note prefigurò addirittura sistemi di riconoscimento vocale, reti senza fili per consentire agli utenti di caricare documenti, perfino una sorta di social network che accedendo ad un certo contenuto mediale "permettano di parteciparvi, applaudire, cantare in coro".
Le collezioni del Mundaneum rimasero a Bruxelles fino al 1940, quando il Belgio fu invaso. L'esercito nazista distrusse 63 tonnellate di documenti per far posto ad un'esposizione sull'arte del Terzo Reich.
In questi anni una parte dell'archivio e della collezione originale di Otlet è stata recuperata ed oggi trova spazio nella nuova sede del Mundaneum a Mons.
Visitarla sarà un'occasione per vedere da vicino quello che rimane dell'utopia di Paul Otlet. E magari per chiedersi come sarebbe cambiato il mondo se la rete si fosse sviluppata come, magari un po' ingenuamente, se la immaginava lui: non mero sviluppo tecnologico, ma parte di un più ampio progresso culturale e sociale, oltre che garanzia di una più pacifica convivenza tra le nazioni.


Fonte:
 La Repubblica di Mercoledì 7 Gennaio 2015
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CONCLUSIONI :

Nel 1934, Otlet abbozzò le sue tesi  per una rete globale di computer (o "telescopi elettrici", come lui li definì) che avrebbero permesso alle persone di cercare e sfogliare milioni di documenti, immagini, audio e video interconnessi tra loro.
Ha definito l'intera cosa un "réseau", che potrebbe essere tradotto come "rete" o forse "web".
Alla fine degli anni '30 aveva accumulato un catalogo composto da circa 15 milioni di schede e tonnellate di documenti che, secondo le sue teorie, hanno un significato non come singoli testi ma solo in relazione tra loro come in un moderno database relazionale.  Uno dei primi tentativi noti di fornire una struttura per connettere tutta la cultura registrata, creando collegamenti flessibili che potrebbero portare rapidamente i ricercatori da un documento all'altro.
Anche se il proto-Web di Otlet si basava su un mosaico di tecnologie analogiche come le schede e le macchine telegrafiche, ciò nonostante anticipava la struttura basata sugli hiperlink del Web di oggi.


Sala del telegrafo nel Mundaneum di Bruxelles dove Otlet archiviò 
catalogò 15 milioni di schede e varie tonnellate di documenti.


Rimasto per troppo tempo nell'oblio dei pionieri dimenticati, Otlet ha recentemente goduto di un rinnovato riconoscimento per i suoi contributi.
Ultimamente alcuni ricercatori hanno restaurato ciò che rimane del suo lavoro in un museo a Mons, in Belgio (quì l'archivio internet ospita un documentario del 1998 del biografo di Otlet, Mr. W. Boyd Rayward).
Gli studiosi hanno ripreso le ricerche sulla sua eredità e i suoi scritti teorici sulla scienza dell'informazione sono stati recentemente ristampati, sebbene non ancora completamente tradotti in inglese.
Ma il lavoro più atteso è quello avviato presso il museo di Mundaneum dove i curatori stanno pianificando di rilasciare parte della collezione originale di Otlet sull'attuale Web. Questo progetto non sarà solo una sorta di rivendicazione postuma per Otlet, ma fornirà anche un'opportunità per rivalutare il suo posto nella storia del web, naturalmente senza dimenticare il ruolo di Henri La Fontaine che si unì a lui nella pianificazione di creare in quell'epoca una "master bibliography" Omnia  di tutto il sapere di ogni argomento e scienza  pubblicate nel mondo.





Curiosità:
Un sorta di Paul Otlet del 2000 - Franco Gonzato
http://www.storiologia.it/arte/recensione.htm

http://www.ti99iuc.it/web/index.php?pageid=database_cerca&archivioid=135#.XazGPzLOMW5













Immagini della Macchina di Georg e Edvard Scheutz  e quella di Martin Wiberg
https://it.wikipedia.org/wiki/Cronologia_dei_computer_fino_al_1950

Introduzione e Conclusioni: Sorrentino Maurizio