" IMITATION GAME ": Un film importante dal titolo stravagante. Perchè ?

Un titolo inventato ?
No, affatto !


Il film Imitation Game di Morten Tyldum è la storia vera del matematico inglese Alan Turing, che, durante la Seconda Guerra Mondiale, riuscì a decifrare i messaggi criptati nazisti, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria della Gran Bretagna contro i tedeschi. Molti si sono chiesti il perchè di quello strano titolo in lingua inglese, mica è un gioco !

E' quindi d'obbligo fare un po' di chiarezza per far capire che come titolo del film... è il piu' adatto e sensato. Partiamo con la certezza che per una strana e amara ironia, un gruppo di persone guidate dalla passione per il calcolo, la logica e la matematica ha scritto una pagina importante del secondo conflitto mondiale e della nostra storia, ma nonostante il loro impegno decisivo, il loro lavoro rimane pressoché sconosciuto. 
Nessuno dei partecipanti al progetto "Ultra" è autorizzato a menzionare le proprie attività, nemmeno dopo la fine del conflitto. L’esistenza di Colossus è tenuta segreta sino al 1970, e i suoi algoritmi di decrittazione vengono resi pubblici solamente nel 1995. 
Una copia di Colossus è tuttora presente in un museo creato appositamente a Bletchey Park.
Nel dopoguerra Turing continua il suo lavoro scientifico, pubblicando altri documenti che negli anni successivi sarebbero stati riconosciuti dalla comunità scientifica come i primi passi nell’arte della programmazione dei calcolatori elettronici. 
La più importante di queste pubblicazioni è un articolo del 1950, intitolato Computing Machinery and Intelligence (Macchine Calcolatrici e Intelligenza), un documento scritto con un linguaggio semplice e senza nemmeno una formula matematica, una serie di riflessioni con una devastante potenza culturale e intellettuale che hanno avuto un impatto profondo su tutta la storia dell’informatica e sulle ricerche degli anni successivi. 
Le parole di esordio di questo articolo sono tremendamente dirette e provocatorie: “Il mio intento è quello di rispondere alla domanda ‘le macchine possono pensare?’”. 
Senza utilizzare nulla di più della logica, Turing descrive l’“intelligenza” delle macchine attraverso un gioco chiamato “Gioco dell’imitazione” (The imitation game), più tardi ribattezzato “Test di Turing” all’interno della comunità scientifica.

            


Le regole del “gioco dell’imitazione” sono semplici. 
Si tratta di fare delle domande, attraverso una tastiera, una telescrivente o una semplice serie di foglietti scritti a mano, rivolgendosi a due interlocutori situati in un’altra stanza, di cui possiamo solo conoscere le risposte scritte. Il gioco consiste nello stabilire, attraverso le risposte alle domande formulate, quale dei due “interlocutori invisibili” è un uomo e quale una macchina programmata per rispondere automaticamente. 
Secondo Turing il grado di “intelligenza” di una macchina sta proprio nella sua abilità di simulare le risposte “umane”, dando l’illusione che dall’altra parte del muro ci sia proprio una persona in carne e ossa a rispondere.
Nel suo articolo Turing si dichiara fermamente convinto che tra circa cinquant’anni sarà possibile programmare i computer in modo che giochino al “gioco dell’imitazione” talmente bene da fare in modo che un interlocutore medio non abbia più del 70 per cento di probabilità di identificare correttamente l’uomo e la macchina dopo cinque minuti di domande. 
La domanda iniziale, “le macchine possono pensare?” credo che sia troppo vaga e generica per intavolare ulteriori discussioni. Il tema è molto piu' serio e articolato...
Tuttavia credo che alla fine del secolo l’uso delle parole e il senso comune si saranno modificati a tal punto che saremo in grado di parlare di macchine pensanti senza aspettarci di essere contraddetti.

(Alan Turing)